Gotthard – “Silver”

Al terzo tentativo i “Gotthard 2.0” riescono finalmente a consegnarci un album che può essere collocato senza fatica nella discografia storica della band elvetica.

Al terzo tentativo i “Gotthard 2.0” riescono finalmente a consegnarci un album che può essere collocato senza fatica nella discografia storica della band elvetica.

Ci riescono – guarda caso – giusto in tempo per festeggiare i 25 anni di matrimonio musicale con queste nozze d’argento (…Silver, appunto!).

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel tragico giorno del 2010 quando su una strada desertica americana il destino crudele si portò via Steve Lee ed insieme a lui tutte le certezze ed i sogni della band. Dopo mesi di giusto silenzio la decisione di andare avanti, cercando un sostituto della figura ingombrante di Steve. Poi l’arrivo del giovane Nic Maeder e gli “anziani” del gruppo a far quadrato intorno a lui…la pubblicazione del discontinuo “Firebirth” e  del successivo – questo si deludente –  “Bang!” a far comunque uscire la band dal nascondiglio in cui si era nascosta per leccarsi le ferite. Nonostante le due prove altalenanti, la consapevolezza che la scelta di Nic Maeder fosse quella giusta come timbro vocale, personalità ed energia espressa in sede live.

Ora “Silver” esce per festeggiare più di un traguardo: le suddette “nozze d’argento” ma anche – cosa più importante – la quadratura del cerchio della nuova formazione che con questo album riesce nell’intento in cui negli album precedenti era fallita.

“Silver”, infatti, è un album più eterogeneo, con un songwriting più maturo ed una scrittura che torna ad essere organica…è un album che cresce piano, ascolto dopo ascolto, regalando ottimi momenti: attenzione! “Silver” è lontano dall’essere un capolavoro ma sicuramente è la prova più convincente della band svizzera da molti anni a questa parte.

Il coro iniziale di “Silver River” battezza l’album con un hard rock potente e ritmico carico di groove. La muscolare “Electrified” è una fantastica canzone hard rock con le chitarre e le melodie al posto giusto il tutto irrorato da un organo che puzza di anni settanta.

“Stay with me”, il primo singolo ma anche la prima semiballad del disco è quasi cinematica nel suo crescendo in puro stile Gotthard.

La moderna ma molto soul “Beautiful” è un altro degli assi di questo disco mentre la potente “Everything inside” è un altro inno alla positività e all’ottimismo caro ai Gotthard e Nick canta “…Don’t keep everything inside, let it out, gotta free your mind…”.

La breve e anonima ballata acustica “Not fooling anyone” è un puro esercizio fine a se stesso. “Miss me” sembra che cresca da un momento all’altro ma invece si ferma cosi…a mezz’aria…lasciando l’amaro in bocca. Bello pimpante invece il groove di “Tequila symphony no. 5” che ricorda i primi Gotthard, quelli da autoradio a palla ed i finestrini abbassati.

Un’altra power ballad sinfonica e carica di pathos è la profonda “Why” che vince il confronto con la più noiosa “Only love is real”, troppo ripetitivo il chorus tanto da girare a vuoto dopo un paio di minuti. Molto meglio la semplice ma efficace “My oh my”, un robusto hard rock d’altri tempi e idem con patate per la sudata “Blame on me” che sembra uscita dalla penna dei fratelli Robinson a cena da Steven Tyler e Joe Perry

il giusto finale per un album gustoso e ricco…un consiglio soltanto: non fermatevi ad un primo ascolto distratto !!! Come confermato dal chitarrista Leo Leoni ultimamente, in più di un’intervista, i Gotthard sono riusciti a trovare la quadratura del cerchio riuscendo finalmente a metabolizzare Nic Maeder nell’organismo preesistente della band elvetica, riuscendo con questo Silver a partorire finalmente un album di cui lo stesso Steve sarebbe orgoglioso!

(2017, G. Records)

 

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