Bon Jovi “This House Is Not For Sale”

Bon Jovi "This House Is Not For Sale"
Tralasciando quindi il valore dei lavori precedenti va tenuto conto che questo nuovo album va considerato nell’ottica di essere il primo senza il suo fido alleato Richie Sambora alla sei corde.

Per solo il tempo di leggere queste poche righe promettetemi di non pensare nemmeno per un secondo a chi sono gli autori di questo disco (…impresa non facile direte voi!!!).

Faremo un incantesimo… e visti gli ettolitri di inchiostro già usati per eviscerare questo “This House Is Not For Sale” faremo un giochino scemo e lo andremo a giudicare senza il peso ingombrante dell’illustre passato di “Voi sapete chi” …anche perché, con questo passato, quest’opera non centra un fico secco. “Colui che non deve essere nominato” ed i suoi fidi compari ormai sono anni che hanno perso la bussola a livello di qualità compositiva, andando talvolta a rovinare quel poco di buono fatto con arrangiamenti imbarazzanti, rincorrendo da una parte l’ombra onnipresente di Bruce Springsteen, dall’altra dietro a sonorità “pop”, tanto care a gruppi “babbani” da classifica come Coldplay o U2.

“Voi sapete chi” non ha fatto maturare la sua musica negli anni magari cambiandola e facendola diventare diversa come era già successo più volte nel cruciale passaggio tra gli anni ’80 e lo splendido “Keep the Faith” oppure il più profondo e maturo “These Days”. Lui, conscio di quello che andava ad alterare, è andato – mano a mano – a distruggere fino alle fondamenta la band che aveva creato e reso immortale, rendendola di fatto il suo progetto solista, un cordone ombelicale artificioso con il pop di “Destination Anywhere”, senza però la qualità che possedevano i brani del suo secondo disco solista.

Tralasciando quindi il valore dei lavori precedenti va tenuto conto che questo nuovo album va considerato nell’ottica di essere il primo senza il suo fido alleato Richie Sambora alla sei corde ed il peso della sua mancanza si sente ad ogni secondo… la musica è piatta, sciatta e senza nerbo.
Ma andiamo veloci e con ordine: intanto complimenti per la splendida copertina che è sicuramente un ottimo biglietto da visita al momento di andare a scartare il disco un minuto prima di inserirlo nello stereo… peccato che poi le gioie si fermino qua!

“Colui che non deve essere nominato” è riuscito nel fantasmagorico intento di piazzare in quest’album le migliori idee che gli siano venute negli ultimi 15 anni per poi riuscire sistematicamente a rovinarle in modo quasi illogico con arrangiamenti ridicoli ed una produzione confusionaria che sembra non sapere dove andare a parare. In tutto ciò ha preso i suoi vecchi compagni (…dopo averne già fatto scappare uno a gambe levate!) e gli ha ordinato di usare il mantello dell’invisibilità: ci troviamo quindi un imbarazzato Tico Torres che viene soffocato da parti ritmiche ridicole e la stessa new entry Phil X (…un bravissimo chitarrista!) che viene incatenato ed ingabbiato non permettendogli nulla se non il minimo sindacale. Reati che qualsiasi mago pagherebbe con anni di detenzione nella peggiore cella di Azkaban.

Dopo la copertina le gioie in realtà durano altri tre minuti e mezzo con il primo singolo non che title track: canzone notevole, forse la più bella che “Voi sapete chi” abbia piazzato negli ultimi dieci anni (…peccato per quel “…I’m coming hooome!!!” fastidioso, cantato da un coro d’alpini che glassa la canzone in modo deleterio…).
Ma già “Living With The Ghost”, la seguente “Knockout” e “Born Again Tomorrow” fanno venire letteralmente le carie alle orecchie causa la bruttezza negli arrangiamenti e delle melodie da Hit Mania Dance anni ’90.

La pacata “Labor Of Love” porta in dote un’atmosfera cara al “Boss”, mescolata a certi arrangiamenti presenti sul secondo disco solista di “Colui che non deve essere nominato”: non è male …al momento cruciale in cui il Titanic cola a picco, questa è una delle canzoni da salvare sulla scialuppa di salvataggio.
L’idea iniziale per “Roller Coaster” non era malvagia ma viene rovinata ancora da tonnellate di cori “…uuuooooo” e da un arrangiamento veramente troppo pop. Anche con “New Year’s Day” …boh …skip! In mezzo a questo disastro ecco la mosca bianca di “The Devil’s In The Temple”, compatta e con Tico Torres finalmente lasciato libero di picchiare come lui sa. “Scars On This Guitar” …scarna ballad che fa arrabbiare ancor di più …ma allora esiste un posticino in fondo all’animo di “Voi sapete chi” che è rimasto intatto e fedele al glorioso passato? Ottima!

Poi di nuovo il baratro oscuro di melodie riciclate, sapide, finte e noiose… “God Bless This Mess”, “Reunion” e – grazie a dio – l’ultima stazione di questa via crucis “Come On Up To Our House”. Se in copertina non ci fosse stato il logo di “Colui che non deve essere nominato” quest’album sparirebbe dai radar in una manciata di secondi senza lasciare la benchè minima traccia… Avada Kedavra! Puff… morto!
Statene lontani come la peste bubbonica! Impiegate il vostro tempo ascoltando tutto quello che “Voi sapete chi” ha pubblicato fino a fine millennio oppure date delle chance a bands giovani che realmente hanno l’urgenza ed il talento che tanti anni fa possedeva anche lui… ce ne sono, fidatevi!

2016 – Island Records

MATTEO TREVISINI

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