Potrebbero essere i figli degli Sleeze Beez, sia per ragioni anagrafiche, sia per provenienza che per influenze musicali.
A legare i Black-Bone al gruppo olandese, ci pensa anche il frontman Steef che sfoggia in copertina, per la mia invidia, una t-shirt d’annata di “Screwed, Blued & Tattooed”.
Ma lasciamo da parte gli Sleeze Beez e per parlare dei Black-Bone, giovane, anzi, giovanissimo trio di Eindhoven che sta ancora crescendo con gli ascolti di gruppi come AC/DC, Motorhead, Guns N’ Roses e Hellacopters.
Nonostante l’età, il terzetto vanta già una grande esperienza concertistica con l’esibizioni in numerosi festival e le aperture per gruppi come Chickenfoot o Slash, che fanno di queste esperienze live un grande bagaglio professionale che si sono portati in studio per registrare questo “Back To Mayhem”.
Già da “Hard Times” i Black-Bone ci fanno sentire di che pasta sono fatti, tirato rock and roll che richiama i Motorhead, con il cantato di Steef a scimmiottare quello di Lemmy, cosa che risulta più evidente nella rocciosa “Kings & Jezebelles”.
Con “Hammer Down” i suoni si fanno più sleaze, mentre spesso si sconfina nello scan rock più “tradizionale”: “Back To Mayhem”, “Crash Helmet” e “Girls Best Friend”.
Il basso martellante di Sven introduce la massicia “Hollywood & Vine”, mentre sono Australia e Svezia a gemellarsi musicalmente in “Turn Me On”, per un disco davvero buono che si chiude con la convincente e vagamente Velvet Revolver-iana “World Gone Crazy”, altro pezzo ben riuscito del gruppo olandese.
Che dire, se il buongiorno si vede dal mattino…