Lesli Sanders è il leader e factotum dei Prophet of Addiction …singer, bassista e songwriter …e questo “Reunite the Sinners” è il loro secondo album. Lesli è stato anche il bassista dei Pretty Boy Floyd nei primi anni del nuovo millennio e ho un ricordo vivido di lui e della serata che abbiamo passato insieme in un noto pub di Camden a Londra il giorno dopo lo show che i Pretty Boy Floyd hanno tenuto di supporto ai Faster Pussycat.
Già all’epoca ci parlava con entusiasmo di un progetto che aveva in mente dove poteva esprimersi da solo e senza compromessi… un personaggio totalmente rock’n roll Lesli Sanders dal viola estremo dei suoi lunghi capelli unti, le guance scavate e le scarpe zebrate, il naso gocciolante causa sicuramente di un’infreddatura (faceva freddo a Londra quel giro!) …tra una pinta e l’altra la sua idea aveva già preso forma nella sua testa complice il suo amore per Ramones e Johnny Thunders… ho avuto piacere di risentirlo anni dopo in sella a questi profeti del …ehm infreddatura! Ci sono voluti un po’ di anni per vedere i Prophets of Addiction pubblicare il loro primo album “Babylon Boulevard” nell’ottobre del 2012. Purtroppo quel disco non mi aveva però colpito per freschezza di scrittura e qualità compositive particolari. Neppure la stampa di settore aveva regalato recensioni estasiate e il debut era passato nel dimenticatoio… ora, a distanza di quasi quattro anni esce il secondo album della band dopo aver battuto in lungo ed in largo tutti i club degli Stati Uniti e con due tour europei sulle spalle. Diciamolo pure subito… il nuovo album è lontano anni luce ad essere un capolavoro ma è sicuramente più valido e completo di “Babylon Boulevard“, donando qua e là svariate squisitezze di sleaze oscuro e ubriacone. I pezzi migliori sono quando Lesli si dimentica di essere la fotocopia di Tyla e cammina con le sue gambe.
Certo, i Dogs D’Amour sono sempre dietro all’angolo del vicolo ma le spruzzate di Kill City Dragons, gli effluvi dei The Throbs con odori acri di Hanoi Rocks e The Lords Of The New Church si respirano a pieni polmoni. Ma “As We Fall” ha l’impatto melodico di una pop/glam hit con melodie ariose e le tastiere a punteggiare il chorus. Per fortuna arriva subito “Welcome to the Show”, un inno al Sunset Boulevard tutto Seeex Druuuugs and Rooock’n rooooll. La chitarra di CC DeVille fa capolino nella crepuscolare “Kings and Queens”, gran bel pezzo anche se sembra uscito dal canzoniere di Tyla.
Atmosfere gotiche e oscure in “Razor’s Edge” mentre le due chitarre di Lee Taylor e McKenna duellano in “Spare the Bullets” che diventa ogni secondo che passa più viscida e sporca… il drumming di Jimmy Mess è lineare ma preciso anche quando le melodie diventano più ciondolanti.
Di nuovo Tyla s’impossessa dell’animo nero di Lesli (…e soprattutto delle sue corde vocali!) in “Postcards from the Grave” …scorre bene anche se Lesli non ha la profondità d’interpretazione che da Tyla alle sue canzoni.
A conti fatti un buon album che raggiunge l’assoluzione da tutti i peccati grazie ad alcuni refrain sfiziosi anche se derivativi e – la maggior parte delle volte – fanno accendere le luci al neon nel nostro cervello, illuminando la scritta lampeggiante… clichè… clichè… clichè…
Speriamo di rivederli presto in tour da queste parti… i POA sono infatti la classica band da gustarsi in sede live con una birra in mano: lunga vita a personaggi come Lesli!!
Seld Produced 2015
www.poarocks.com
MATTEO TREVISINI
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