Italians Do It Better: Spring 2016

Italians Do it better Spring 2016
Terzo capitolo dedicato alle band nostrane, che a dispetto dello status “underground” cui sono troppo spesso ingiustamente relegate, godono di ottima salute anche in campo Hard Blues, Sleaze Rock & Glam Metal, fuoco alle polveri.

Terzo capitolo dedicato alle band nostrane, che a dispetto dello status “underground” cui sono troppo spesso ingiustamente relegate, godono di ottima salute anche in campo Hard Blues, Sleaze Rock & Glam Metal, fuoco alle polveri:

Bullfrog

I Bullfrog di Verona, realtà consolidata da anni nel panorama rock nazionale con tre album all’attivo su Andromeda Relix, a fine 2014 hanno avuto la soddisfazione di entrare a far parte del roster dell’etichetta americana Grooveyard Records, che ha pubblicato il quarto album “Clearwater”. Gli amanti del torrido Hard/Blues dei 70’s troveranno pane per i loro denti con brani caldi e vibranti che rispecchiano fedelmente l’attitudine da “live band” del power-trio formato dai fratelli Dalla Riva (Francesco voce e basso, Michele alla batteria) e dal chitarrista Silvano Zago. Il sound è influenzato da grandi del passato come Free, Grand Funk, Mountain, Led Zeppelin e Bad Company (per esempio nelle splendide “No Salvation” e “Too Bad For Love”), non disdegnando rapide incursioni southern rock (“Slow Trucker”, la title-track) nella tradizione di ZZ Top, Black Oak Arkansas e Raging Slab. Segnalazione d’obbligo la presenza di ospiti illustri quali Jimi Barbiani, Nicolò Carozzi (Black Mama), Fabio Serra (Røsenkreütz), Simone Bistaffa (Tolo Marton Band), Andrea Ranfa e Bruno Marini.

www.bullfrogband.it

Dirt Traxx

Proseguiamo con i sardi Dirt Traxx, il cui esordio omaggia nel titolo “No Sleazy Way Out” i Roxx Gang di Kevin Steele e nell’immagine di copertina i Motley Crue di “Too Fast For Love”, togliendo ogni dubbio sugli intenti dei cinque rocker. Street rock e Sleaze Glam la fanno da padrone miscelandosi dannatamente bene ed i brani hanno una freschezza invidiabile, con melodie affatto scontate e la voce di Cru Delice, gentil pulzella la cui ugola dà parecchi punti a più di un maschietto, a dare quel tocco personale che non guasta mai. Le coordinate sonore si possono trovare tanto nei primi Crue (“Dreams From The Gutter”) quanto negli L.A. Guns (“Death Or Glory” e “Dangerous White Girl”) passando per “bombardieri” come Spread Eagle e Two-bit Thief (“Shooting Gallery”), senza tralasciare momenti più glamour (“Stiletto Heels”, “Thinkin’ About Good Times”). A fine 2015 la band ha iniziato a collaborare con la AMG & Universal per produrre il singolo “Desperation Train”, del quale hanno girato il primo videoclip ufficiale. Per i fan del genere un dischetto assolutamente da avere, non dite che non vi abbiamo avvisato.

www.facebook.com/DirtTraxxOfficial

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Fuoriuso DemocrazyI bergamaschi Fuoriuso sono un mio pallino dal 2003, anno in cui produssero l’EP d’esordio “Hell Is Better Than All”, che contiene uno dei miei brani preferiti, quel gioiellino sospeso tra sleaze rock’n’roll e dark prima maniera intitolato “Goin’ Fast”. Nel 2007 uscì il full-length “Black Signs”, confermando la band come una delle più valide in circolazione, capace di amalgamare alla perfezione diverse influenze (metal, punk, sleaze e dark) senza forzature di sorta, riuscendo così a creare un sound personale e riconoscibile, anche grazie alla perfetta alchimia tra i 4 componenti: l’ottimo batterista Rig (sostituto del defezionario ed altrettanto valido TNT), il divertente e grintoso cantante Holly, capace d’interpretare alla perfezione il ruolo di “Rock’n’Roll Singer” senza fronzoli ed inutili virtuosismi, l’eclettico bassista Lucky e Van Toxic, indubbiamente uno dei miei chitarristi preferiti.
Questo terzo lavoro “Democrazy”, atteso da anni, non solo non delude le aspettative, ma è veramente un gran disco, con brani del calibro dell’opener “Wake Up”, che arriva preciso e diretto come un cazzotto tra i denti, melodie ruffiane quanto basta (ma innestate su un robusto sound sostenuto da riffing micidiale) come in “Grab The Wheel”, “Money Money” e “Sinners & Bells” o la personalissima, violenta rivisitazione di “Love Me 2 Times” dei Doors. Speriamo di rivederli presto on the road.

www.facebook.com/Fuoriuso

Iggy Hat

Se nel variopinto carrozzone del rock’n’roll nostrano ci fosse un minimo di giustizia Iggy & His Booze lo dovrebbero conoscere anche i muri, un po’ perché vanta anni di onorata carriera sul groppone (anche se, ci scommetto, lui propenderebbe più per il Groppello) che l’ha portato a suonare ovunque e comunque, un po’ perché “Nothing Under My Hat” è il terzo lavoro e non ha, come di consueto, una nota fuori posto.
L’Emilia è terra generosa nei confronti della nostra musica e grazie al cielo non produce solo il “mainstream” da due accordi e stesso brano ripetuto all’infinito, ma con personaggi come Iggy tiene alta la bandiera del bluesy rock’n’roll in salsa glamour e stradaiola alla maniera dei migliori Dogs D’Amour, che rimangono il riferimento principe del nostro. Aggiungiamo una buona dose di altri artisti DOC come Rock City Angels, Quireboys e Johnny Cash, shakeriamo il tutto con un’attitudine mostruosa et voilà, il divertimento è servito.
Se non vi commuovete con la title-track e non esplode la voglia di lanciarvi in danze scatenate con brani come “Time For A Party”, “Little Bit Late”, “Never Ending Bottle” e “The Price” vuol dire solo una cosa: siete morti e nessuno ve l’ha ancora detto!

www.facebook.com/pages/Iggy-and-his-Booze

Cover - 01 - Front

Ed ecco un oggettino fresco di stampa su Area Pirata che farà felici i feticisti del caro, vecchio vinile. Si tratta di un 7” split che vede impegnati da un lato i Crybabys di Honest John Plain e Darrell Bath, vecchie glorie dello sleaze rock d’oltremanica, dall’altro lato il prolifico rocker modenese Lester Greenowski (che suona il basso e fa i cori anche per la band inglese), in un esperimento analogo a quello che alcuni anni fa lo vide al fianco di Kevin K.
I due brani di Lester, “On The Autobahn” e “Again”, sono come sempre all’insegna di un rock’n’roll sguaiato e divertente in bilico tra proto punk newyorkese, Glam rock e powerpop, mentre gli inglesi propongono una nuova versione di “Scars” (composta da Plain e Bath nel 1995 per “Dirty Laundry” di Ian Hunter) e la cover dei Rolling Stones “Tell Me”, usando la consueta e collaudata formula cara ai fan di Faces, Humble Pie, Mott The Hoople e Dogs D’Amour, anche se forse mancano di quel “guizzo” che li elevi dalla media (comunque alta) della loro produzione. Da avere prima che vada sold-out.

it-it.facebook.com/LesterGreenowskimusic
www.facebook.com/The-CRYBABYS
www.areapirata.com

Reckless-Too-Glam-To-Die

Chiudiamo con i glamsters vicentini Reckless, che tornano alla carica dopo il buon esordio autoprodotto del 2010 con “Too Glam Too Die”, uscito per la Buit2Kill e distribuito da Audioglobe. Premesso che un CD del genere lo comprerei solo per il titolo che è una dichiarazione d’intenti assolutamente encomiabile nell’anno domini 2016, i buoni motivi per averlo sono molteplici e decisamente meno frivoli.
Gli ingredienti per un Glam Metal d’assalto ci sono proprio tutti: dal cantante incisivo e graffiante, accostabile a tratti a Tom Keifer, al gran tiro dei pezzi (basta l’assalto frontale della title track a stendere chiunque per knock-out), ben composti e suonati, ai ritornelli azzeccati e non banali. Aggiungiamo attitudine e look adatti ed il quadro è piuttosto dettagliato. Non è nulla di nuovo né vuole esserlo e non sfugge volutamente ai cliché del genere ma li tributa nel migliore dei modi, citando i campioni degli 80’s in modo fresco e frizzante.
Si scorgono qua e là echi di primi Crue, L.A. Guns (“We’re Born To Fight”), Roxx Gang (“Drivin’ With My Old Car”), Cinderella (“Wild Sensation”), Ratt (“Thrill Of The Night” e “Shout”) e Poison (“Kiss This!”, con un un refrain che potrebbe benissimo appartenere al songbook degli Enuff Z’Nuff). Promossi a pieni voti.
www.facebook.com/Reckless

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