Hey Steve, benvenuto su Slam! Prima di iniziare a parlare dei Paradise Alley, perché non ci parli della tua infanzia e di come è partita la tua passione per la musica?
Ciao Moreno, yeah, è un piacere. Vediamo, ricordo che a casa sentivamo molto jazz e swing perché erano due generi che amavano i miei genitori. Mio nonno invece ascoltava musica country e ogni volta che andavo nella sua auto, mi faceva sentire i nastri di gente come Jim Reeves.
Sono stato fortunato perché potevo ascoltare tutto ciò che volevo e, anche se i miei genitori lo odiavano, nei primi anni ’70 nel Regno Unito il Glam rock andava per la maggiore e così ebbi la fortuna di vedere T-rex, Slade e Sweet in TV a Top of the Pops. La mia vera epifania musicale è stata però quando ho visto le Dolls (New York Dolls. nds!) su Old Grey Whistle Test (un programma televisivo musicale della BBC. nds!), avevo circa quattro anni e i miei genitori mi permisero di stare alzato fino a tardi per seguirli. Mio padre era il classico genitore che disprezzava gruppi come loro, ma io ero paralizzato, pensavo provenissero da un altro pianeta.
Iniziamo a parlare dei Paradise Alley, come avete scelto questo nome?
Mi piacerebbe dire che ha un significato profondo, ma non è vero. All’epoca ero negli Scarlet Tears e volevo formare una mia band. L’ho trovato nei programmi TV su un giornale e mi è piaciuto. Quindi, viene da un vecchio film di Stallone.
Immagino che i gruppi che mi hai citato facciano parte delle tue influenze musicali, ma quali sono state le persone, i luoghi o gli eventi che hanno costruito la tua formazione musicale?
Si, come dicevo, quando ho iniziato le mie influenze musicali principali erano Hanoi, Dolls, Ramones, Dogs D’amour, LOTN, Stooges… i soliti nomi. Come persone ti direi Stiv Bators e Michael Monroe, perché sono sempre stati fedeli ai loro ideali e non sono mai arrivati a compromessi. Qualsiasi cosa ha avuto un’influenza sulla mia vita, anche trasferirsi a Londra è stato per me come un nuovo inizio, e i Paradise Alley la continuazione.
Agli inizi i Paradise Alley hanno suonato un sacco di concerti in club come il Marquee o il CBGB… Pensandoci, qual è stato il tuo show preferito? Hai qualche bella storia che ci puoi dire sui vostri live?
È difficile sceglierne uno. Mi è piaciuto molto suonare al Marquee, abbiamo passato delle belle serate, ma probabimente il mio show preferito è stato l’ultimo (ride!).
Era l’ultimo show del Psychotic Playground Tour e tutto stava andando a pezzi. Il nostro bassista era stato arrestato ed era sotto custodia della polizia, il resto della band era come cane e gatto. Johnny (chitarra) e Spider (batteria), avevano già annunciato la loro uscita dal gruppo e a fine spettacolo tutto è esploso, era arrivato il momento di separarci. Quella fu la fine di quel capitolo.
Amo anche lo show al WAG di Chinatown, ma il concerto al CBGB di New York spicca per tanti motivi. Solo suonare sullo stesso palco di così tante band che ci hanno influenzato è qualcosa che non potrò mai dimenticare. Stranamente però, uno dei migliori spettacoli che abbiamo fatto è stato in una città chiamata Chesterfield, nel nord dell’Inghilterra, in un bar chiamato The Anchor. Purtroppo il locale non c’è più, ma quella è stata una di quelle notti in cui tutto era perfetto: la band, il pubblico, tutto.
Cosa mi dici invece degli Indian Angel, Scarlet Tears, Neon Bombs, The X-iDolls…
Gli Indian Angel mi hanno aiutato a diventare il frontman che sono oggi e mi hanno insegnato a come organizzare un tour e gestire una band, ecc. Abbiamo avuto alti e bassi e vita breve perché le nostre influenze erano troppo diverse.
Gli Scarlet Tears sono stati come uscire con una ragazza, quando quella prima ti ha dato picche. Sono passato direttamente dagli Indian Angel a loro, e l’unica cosa positiva è stata la nascita dell’amicizia con Belle Star, il batterista. La band non mi è mai piaciuta davvero ed è stato un periodo strano che è finito in meno di tre mesi.
I Neon Bomb non erano altro che Paradise Alley con un nome diverso e con un taglio di capelli differente, volevo sembrare Stiv dei Dead Boys (ride!). Appena tornati dal nostro primo tour negli Stati Uniti, il rapporto con la nostra etichetta discografica dell’epoca era teso perché non avevamo capito cosa volevamo fare e dove volevamo andare e pensammo che la cosa migliore per andare avanti fosse quella di cambiare il nome. Ha funzionato per un po’, ma ancora una volta, pian piano le cose si sono sfasciate e avrei dovuto avere il coraggio di dire al parola fine molto prima.
Abbiamo messo insieme gli X-iDolls per suonare di supporto ad un tour dei Faster Pussycat, pensavo dovesse durare un mese, ma poi con il mio coinquilino ho iniziato a scrivere un paio di canzoni e c’è piaciuto così tanto che abbiamo continuato e suonando con artisti del calibro di Quireboys e registrando anche un album, ma poi tutto è andato a pezzi per i soliti cliché: droghe, ego e lotte interne. Quindi l’album non ha mai avuto una versione ufficiale.
Peccato… hai voglia di dirmi qualcosa su Richie Hale, il vostro prima batterista?
Sono felice di poter parlare di Richie, Moreno, era il mio crazy twin e lo amavo come un fratello. Quando pubblicizzai la notizia che stavo cercando musicisti per formare i Paradise Alley, fu lui il primo a chiamare e ci incotrammo fuori dal Tower Records di Piccadilly Circus e ci siamo subito resi conto che in realtà ci eravamo già conosciuti nei club. Siamo andati subito d’accordo. Sfortunatamente col passare del tempo divenne ovvio che a Richie piaceva più fare festa che suonare e così, dopo aver venduto la sua batteria, quando sparì a L.A. per un paio di mesi e capì che era arrivato il momento di separarci. Non potevamo ignorare ciò che aveva fatto, così quando arrivò il momento di registrare e andare in tour, lo richiamammo come roadie ed è rimasto uno dei miei migliori amici per molti anni. Continuerò sempre a sostenere che senza di lui i Paradise Alley probabilmente non sarebbero mai esistiti, perché era quella “scintilla” che mi serviva per proseguire con il mio progetto e reclutare nuovi musicisti.
Purtroppo negli ultimi anni della sua vita ci siamo allontanati, anche se quando ci siamo riuniti è stato come se ci fossimo mai separati. Ricordo ancora il giorno in cui ho ricevuto la chiamata della sua scomparsa, mi sentivo davvero come se avessi perso un fratello. Penso a lui ogni giorno e so che gli piacerebbe tutto quello che stiamo facendo ora.
Qualche mese fa è uscito il vostro “ultimo” album, “Psychotic Playground for its 25th year anniversary”…
Si, quando ci siamo riuniti per la prima volta dopo la morte di Richie, abbiamo parlato di rimasterizzare tutte le nostre registrazioni, entrambi i nostri album e altro materiale che abbiamo realizzato. Non a scopo di lucro, sappiamo bene che tanto non venderemo mai milioni di copie, ma giusto per tutti quei fan che hanno continuato a contattarci per acquistare i nostri dischi. Quando io e Taj (“Kosmik” Sagoo, il chitarrsita. nds!) abbiamo iniziato a rimettere insieme la band, ci siamo resi conto che lo scorso Natale sarebbe stato il 25° anniversario dall’uscita di “Psychotic Playground“, così abbiamo deciso che sarebbe stato bello fare qualcosa di speciale per festeggiare. È così che è nata l’edizione speciale.
Avete fatto bene! C’è una canzone in “Psychotic Playground” che preferisci più di altre o ne sei più legato?
Le mie preferite cambiano ogni volta, ma ora mi piacciono “Metropolis Boys” e “Baby Do not Go“. “Metropolis Boys” doveva essere la nostra chiamata alle armi per tutte le persone come noi, ovvero tutti quei ragazzi e ragazze che vengono dalla metropoli. “Baby Do not Go” invece è sempre stata solo una canzone molto divertente da suonare.
Cosa mi puoi dire del secondo album “Heartbreakers And Homewreckers”?
Che era un prodotto molto strano per quel periodo (ride!). Dopo “Psychotic Playground” la band era finita, ma volevo continuare lo stesso così ho messo in piedi una nuova line-up per registrare l’album. Ci sono alcune canzoni decenti, ma quella formazione era più influenzata dal rock classico come Whitesnake, Steve Vai e Def Leppard, non ho niente contro di loro, ma non erano i Paradise Alley. Con il senno di poi sarebbe stato più intelligente fermarci e prenderci una pausa, ma ho voluto continuare…
Il nostro produttore ci ha dato un sacco di tempo per registrarlo e poi avrebbe fatto da tramite con le principali etichette, ma una volta terminato l’album questo finì a giacere in qualche armadio. Ho organizzato un tour nel Regno Unito con i 69 Eyes, era nel 1995 e avevano appena pubblicato “Savage Garden“, ma a parte questo abbiamo solo suonato cover nel Berkshire. Chiunque mi conosce, sa che non sono un grande fan delle cover band e vedere i Paradise Alley suonarle, è stato come distruggere la sua anima. Con il nuovo album non si stava muovendo nulla, così alla fine ho trovato un accordo con le Delinquent in America. A questo punto la band si divise nuovamente, visto che ero l’unico che voleva continuare a fare rock’n’roll e suonare musica propria.
Su Spotify ho visto che c’è ul album dal titolo “The Best Of the Rest”…
È semplicemente un the best messo insieme per promuovere il gruppo alle riviste e ai promoter quando ci siamo rimessi insieme. Abbiamo iniziato a metterlo su tutte le piattaforme per testare le reazioni dei nostri fan.
Torniamo a parlare di voi, siete musicisti a tempo pieno o avete un lavoro “normale”?
A meno che tu non sia in una mega band come Aerosmith e Stones, è difficile riuscire ad essere musicista a tempo pieno e ad avere una vita decente. Ho molti amici che sono musicisti professionisti, ma fanno anche lavori regolari, è la normalità. Noi abbiamo tutti un lavoro perché devi avere un tetto sopra la testa e permetterti di pagare le corde della chitarra.
Ora facciamo un giochino, io ti cito qualche gruppo della scena sleaze glam e tu mi dici cosa ne pensi…
Tattooed Love Boys: non conosco molto dei TLB, ricordo solo di aver visto Mick Ransome su Kerrang e al Bar… ogni settimana (ride!)
Soho Roses: ho amato questa band, ho comprato i loro singoli e ho sempre pensato fossero tipi con i controcoglioni. L’ho trovato davvero strano sostituire Paul (‘Blittz’ Toombs. nds!) negli Scarlet Tears.
Quireboys: un’altra grande band. Ho suonato con loro diverse volte nel corso degli anni e incontro Spike ogni tanto. Come noi, non hanno scoperto l’acqua calda, suonano dello sporco rock’n’roll e fanno sempre dei grandi spettacoli.
Dogs D’Amour: questi gentlemen hanno tenuta accesa la fiamma dopo gli Hanoi. Adoro la line-up classica con Jo, Bam, Steve e Tyla. Ogni tanto incontro ancora Steve, perché viviamo entrambi nel nord-est dell’Inghilterra. Non seguo molto i Dogs “attuali”, non per nostalgia, ma solo perché non è roba mia.
Kill City Dragons: uscivo spesso con loro quando mi sono trasferito a Londra e cercavano un cantante che sostituisse Johnny (Stevenson. nds!). Grande band, dello stesso stampo dei Paradise Alley con un’atmosfera tipica di Hanoi / LOTN, e il loro EP lo sento ancora adesso.
Babysitters: band divertente, ma che non poteva andare avanti così per sempre.
Marionette: ricordo vagamente di aver ascoltato un paio di canzoni nella compilation Trash on Delivery, ma non ho mai approfondito. Ray (Zell) è il vecchiaccio che ha disegnato l’artwork dell nostro primo album. In realtà gli avevamo chiesto se poteva disegnare un striscia con Pandora Peroxide (protagonista dei suoi fumetti su Kerrang! nds!), ma per motivi di copyright decise che era meglio disegnare i membri del gruppo.
Crybabys: ricordo di averli sentiti in radio, rimasi scioccato che la BBC trasmettesse la loro musica (ride!). Honest John è un grande songwriter e i Crybabys avrebbero meritato molto di più.
Last Of The Teenage Idols: una versione più sofisticata dei Babysitter (ride!). Non si prendevano troppo sul serio, quindi hanno sempre rischiato di andare un po’ oltre. Peccato perché hanno realizzato delle belle canzoni. Shuff, il bassista è un buon amico ed è stato uno delle prime persone che ho incontrato quando sono andato a Londra.
Secondo te c’è stato un gruppo inglese che aveva le carte in regola per diventare una superstar?
I Gunfire Dance. Credo siano stati abili come i Paradise Alley nel riuscire ad uscire sconfitti con la vittoria in mano. Senza nessuna presunzione, direi che Paradise Alley e Gunfires, sarebbero potuti arrivare al livello successivo ahahah!
Molti gruppi hard rock sono tornati negli ultimi anni con nuovi album e tour, cosa ne pensi di questo “fenomeno”?
Nonostante i media e club chiusi, l’hard rock sembra davvero essere in un ottimo momento. Non credo però si potrà raggiungere le vette degli anni Settanta e Ottanta.
Grazie Steve, siamo alla fine, c’è qualcosa di cui vorresti parlare e che non ti ho chiesto?
Vorrei dire grazie a tutti per il supporto, non solo ora, ma in tutti questi anni, lo apprezziamo veramente. Non vediamo l’ora di suonare e di condividere con te della musica molto figa. Grazie per le domande Moreno.