Gli Hollywood Brats esasperarono ancora di più i tratti decadenti e stradaioli tipici del sound dei Silverhead ed ovviamente anche loro andarono incontro allo stesso destino che li condannerà ad una triste condizione di anonimato.
Non è difficile riassumere la storia degli Hollywood Brats, vista la breve vita di questa band: ovviamente siamo in Inghilterra, agli inizi degli anni ’70.
Il glam rock, genere ancora in fase embrionale, ma pronto ad esplodere nelle classifiche inglesi, parlava la lingua boogie di Marc Bolan e quella piu’ rock del suo amico Ziggy Stardust, alias David Bowie; due artisti poliedrici che seppero coniugare gli eccessi di una immagine androgina e teatrale a sonorità di facile presa, dove ritornelli accattivanti e liriche fantasiose ed ironiche non tarderanno a far breccia nei cuori e nelle orecchie dei giovani inglesi, molti dei quali stanchi della serietà post ’68.
Gli Hollywood Brats, attivi nello stesso periodo, si spingeranno oltre; esasperarono i contenuti ambigui di una immagine glamour fino ad allora inconcepibile in cui predominavano make up, rossetti, lustrini e boa colorati ed inserirono nel loro sound delle matrici rythm n’ blues mutuate da Rolling Stones, Yardbirds e Cream.
Ne fuoriuscirà una miscela esplosiva e pericolosa fatta di un’attitudine menefreghista, di riff crudi e scheletrici combinati ad un cantato sguaiato e a liriche e provocatorie che mettono da parte le tutto sommato innocue tematiche fantascientifiche e fiabesche care al duo Bowie / Bolan in favore di un messaggio più diretto e sessista.
Il Glam rock si spostava dalle stelle alle stalle invocando scenari metropolitani e riportando l’ascoltatore con i piedi per terra.
Insomma, non si sbagliava di molto la critica di quegli anni che descriveva i Brats come i cugini britannici degli americani e più noti New York Dolls (basti vedere la splendida copertina dell’album ed ascoltare i brani in esso contenuti).
Il parallelo tra le 2 band è d’obbligo, anche se le similitudini artistiche furono dettate dal caso come si evince dalle parole, tutt’altro che concilianti, di Casino Steel che ha sempre negato fermamente di aver preso spunto dalle bambole americane: “We were actually totally separate from the Dolls and we’d never even heard of them: we heard their first album and obviuosly we thought it was a crap because we thought we were much better”.
I Brats muovono i primi passi nel 1971 quando iniziano le loro scorribande live col nome di The Queen.
All’epoca, la formazione si limitava ai soli Andrew Matheson alla voce, il norvegese Casino Steel (ex Tom & The Wild Set) alle tastiere e Lou Sparks alla batteria.
Inutile dire che col nome di The Queen questi ragazzi non erano destinati a fare molta strada.
Fu così, che dopo uno scontro con un risentito Freddy Mercury in un camerino del Marquee di Londra, la band decise di abbandonare il vecchio nome e rinascere come The Hollywood Brats.
“When Queen got a recording deal, Freddy Mercury showed up at our gig at The Marquee Club and told us to change our name. Andrew Matheson beat him up and threw him out, but we had already decided to change our name to The Brixton Brats. That was changed a few days later to the Hollywood Brats. A perfect name for us”.
Decisi a continuare per la loro strada i 3 Brats chiamarono il chitarrista Eunan Brady ed il bassista Wayne Manor a completare la line-up della band.
Una serie di concerti infuocati, molti dei quali tenuti in uno dei pochi locali dove ai Brats era permesso di entrare, lo Speakeasy, permisero a questi 5 ragazzi di essere notati da Keith Moon (celebre batterista degli Who nonché talent scout a tempo perso).
Fu proprio grazie all’aiuto di Moon che i 5 Brats si vedranno recapitare un anticipo dalla NEMS, oscura etichetta indie britannica, intenzionata a finanziare le registrazioni di un album in studio.
Tuttavia, una volta terminato il lavoro, la NEMS sorprese tutti con un repentino dietrofront causato dalla tiepida accoglienza riservata a questi outsiders e decise di non pubblicare il 33 giri.
I Brats provarono a far girare i master tapes delle registrazioni, ma nessuna casa discografica sembrava interessata a voler investire su una band così estrema nel modo di porsi e a farne le spese saranno i contenuti musicali del quintetto: “all the records labels thought the album was absolutely awful and disgusting”.
Il panorama musicale inglese di inizi anni ’70, lo stesso che avrebbe di lì a poco decretato l’insuccesso dei Silverhead, musicalmente vicini ai Brats, non era ancora pronto a recepire la proposta di 5 rockers animati da una prematura attitudine punk.
“We had a strong, loyal but small following in London. Definitely too early for the record-labels. Our attitude was ‘to annoy and disturb’, but 3-4 years before punk”.
Fu così decretata la prematura fine degli Hollywood Brats, che, nel 1975 si sciolsero, non prima di aver tentato il tutto per tutto con un inutile trasferimento in Canada.
Poco dopo lo scioglimento, i master delle registrazioni, sarebbero finiti nelle mani della Mercury Records norvegese prima e della Cherry Red, storica punk label inglese, poi.
Il risultato di questi tortuosi passaggi portò l’album ad esser pubblicato postumo per ben 2 volte: la prima, nel 1976, in Norvegia, terra natia di Casino Steel, dove uscì col nome di Grown up Wrong e venne accreditato a Andrew Matheson and the Brats.
I risultati delle vendite furono a dir poco rovinosi; l’album totalizzò appena 560 copie.
Nel 1980, vista la riconosciuta importanza storica di questo lavoro per la nascita del movimento punk, le registrazioni vennero ripubblicate, come detto, ad opera della Cherry Red, questa volta con il titolo ed il nome della band originari: Hollywood Brats, ossia l’anello di congiunzione, come fu definito, tra la lascivia blues dei New York Dolls ed il disordine sonore dei Sex Pistols.
Franco Brovelli