Wrathchild: la nascita del Glam Metal inglese

I Wrathchild sono stati, assieme agli americani Motley Crue, tra le prime band a combinare le sonorità tipiche dell'heavy metal ad un look androgino e trasgressivo.

Sfortunato il percorso artistico di questa pionieristica band inglese che si trovò nel momento giusto (inizi anni ’80), con un sound ed un look azzeccati, ma nel posto sbagliato, ossia un’Inghilterra che, contrariamente agli Stati Uniti, avrebbe mostrato, negli anni a venire, una certa diffidenza nei confronti del Glam Metal.
In quel periodo, lo scenario musicale inglese stava attraversando una fase transitoria di indecisione stilistica che non facilitava prese di posizione nitide in campo musicale.
L’assalto punk aveva scompaginato le fila del music system ed il vecchio hard rock faticava a capire che direzione prendere.

Wrathchild '80

I Wrathchild fin da subito non ebbero dubbi ed optarono per una scelta radicale schierandosi contro tutto ciò che li circondava.
Ai margini della corrente NWOBHM; estranei a qualsiasi tipo di sound commerciale; lontani anni luce dal punk, questi 4 ragazzi inglesi, nonostante l’isolamento cui erano destinati, decisero di imporre una linea propria ed originale, dettata dall’audacia giovanile, dalla sfiducia nei confronti delle proposte in voga all’epoca e, non ultimo, dalle loro influenze musicali.

All’epoca degli anni ’80 l’Inghilterra si trovava ancora in una specie di situazione di post sbornia elettrico, neoromantico e post punk. Il rock pesante stava ancora cercando di capire che cosa fosse andato storto. Noi avevamo già deciso che avevamo la risposta giusta e che saremmo diventati Glam Metal!!! Le nostre influenze inglesi erano Sweet e Slade e quelle americane erano i Kiss e i The Tubes. Ma soprattutto eravamo schierati contro quella che allora era conosciuta come la New Wave of British Heavy Metal (NWOBHM). Noi, per contro, volevamo sembrare delle ragazze, scopare le ragazze e far incazzare più gente possibile. E per quei tempi non era poco. Stavamo vivendo la vita sulla lama del rasoio sotto molti punti di vista.
– Marc Angel –

Wrathchild bandUn percorso rischioso, quello scelto dai Wrathchild e che si sarebbe rivelato poco premiante, così come era accaduto qualche anno prima ai connazionali Hollywood Brats, anche loro vittime di una esuberanza stilistica e di una attitudine che ne avrebbero segnato le sorti commerciali.
Come se non bastasse, ad affossare le speranze dei 4 neoglamsters ci penserà un’etichetta discografica che, paradossalmente, farà di tutto per frenarne la crescita al di fuori dei confini inglesi.

I Wrathchild, formatisi nel 1980 ad Evesham in Inghilterra, sono stati, assieme agli americani Motley Crue, tra le prime band a combinare le sonorità tipiche dell’heavy metal ad un look androgino e trasgressivo (make up pesantissimo + borchie e pelle nera).
A corollario di queste caratteristiche puramente estetiche, i 4 musicisti esprimevano un approccio stilistico riconducibile alle matrici glam rock degli anni ’70 (vedi Sweet e Slade) teso quindi a smussare le pesanti spigolature tipiche del sound metallico con evidenti accenti pop.

Wrathchild

Cori orecchiabili e melodie di facile presa sdrammatizzano una base ritmica impostata su coordinate pesanti e ruvide, stile Kiss prima maniera: questa era la formula sonora dei 4 ragazzi inglesi che col loro sound sulfureo e le loro melodie teenageriali contribuiranno a gettare le fondamenta di un genere che gli inglesi, reduci dalla sbornia Glam rock del decennio precedente, non erano disposti a resuscitare.
Da notare il forzato approccio professionale tipicamente punk (d’altra parte siamo in piena fase hardcore con la seconda ondata del punk inglese iniziata nel 1981) del DIY (do it yourself) che spingeva i membri della band ad autogestirsi in tutti gli aspetti del proprio lavoro in maniera quasi collettivistica.
Più forse per mancanza di fondi che per la consapevole scelta politica di rimanere ai margini dell’industria discografica per non doverne subire gli inevitabili condizionamenti.

Dopo una demo autoprodotto di 3 pezzi datata febbraio 1982 (Mascara Massacre) e dopo un 4-tracks EP (“Stackheel strutt“, in vinile rosso per la Bullet) che per un soffio non fu prodotto da Andy Scott degli Sweet e dal quale si intuivano già le potenzialità della band, nel 1984 questi 4 glam rocker entrano in studio ben 2 volte: la prima per registrare il singolo “Do you want my love” / “Twist of the knife“; la seconda per incidere, in un solo mese, quello che sarebbe stato il loro capolavoro assoluto: “Stakk Attakk” (Heavy Metal Records).

Wrathchild demo Mascara Massacre

Fin dalla cover, i 4 poseur, Lance Rokket (chitarra), Eddie Star (batteria), Marc Angel (basso) e Rocky Shades (voce), chiariscono la loro intenzione di porsi come l’alternativa albionica ai Motley Crue: chiome ossigenate, rossetto, eyeliner e tanta pelle nera, assolvono il goliardico compito di far rassomigliare questi 4 ambigui personaggi a delle vecchie e minacciose prostitute da marciapiede.
All’epoca, in pieno regno tatcheriano, non doveva esser facile esporsi così apertamente con un look del genere: l’epoca vittoriana era passata, ma non tutti erano capaci, o volevano capire che, alla fine, si trattava solo di un gioco messo in piedi per far parlare di sé, bene o male poco importava.

Non tutti i media, a dire il vero, si esercitarono con i Wrathchild al tiro al bersaglio.
Il titolo dell’album, ad esempio, fu ricavato da una idea del giornalista del settimanale musicale Sounds, tal Geoff Burton.
In una storica edizione del 26 marzo 1983, Burton riuscì a piazzare i 4 lipstick killer sulla copertina del tabloid che, per l’occasione, rese onore alla band con un titolo dai toni perentori: “the kings of trash”. All’interno, una lunga intervista, introdotta da un titolo altrettanto provocatorio: Stack Attack (“l’attacco degli zatteroni”), che in seguito verrà storpiato con l’inserimento di due K in sostituzione delle C da Marc Angel, in onore ai suoi idoli glam, gli Slade: i primi ad alterare i titoli dei loro brani scrivendoli nel modo in cui dovevano essere pronunciati.

Il risultato è fantastico, come tutto il disco che, infatti, riscuote un buon successo, destando l’attenzione della RCA americana e facendo meritare ai 4 un tour assieme agli shock rocker americani WASP.
Malgrado queste buone premesse, i Wrathchild non fanno in tempo a raccogliere i frutti del loro lavoro. Poco dopo l’uscita di “Stakk Attakk” la band si trova impantanata in una lunga e dispendiosa controversia legale con la propria casa discografica, la Heavy Metal Records, che si rifiutava di svincolarli per stipulare un contratto con la major RCA per la distribuzione dell’album sul mercato USA.

Wrathchild Stakk Attakk

A complicare le cose si aggiunse una battaglia legale per un caso di omonimia con i Wrathchild americani. “Even the mere mention of that name (HMR, Nda) makes me wanna get on the X- Box and kill things”, dichiarò qualche anno fa un ancora rancoroso Rocky Shades in una intervista.
La dispendiosa causa legale si trascina per diversi anni con l’effetto di prosciugare le tasche dei 4 e costringerli ad una forzata inattività.

Nel 1987, Rocky Shades, che non ha mai fatto mistero delle sue simpatie per il Punk, collabora brevemente con i Discharge (pionieri inglesi dell’Hardcore) senza peraltro concludere nulla di concreto.

Wrathchild The Biz Suxx

L’anno successivo, i 4 amici, risolte finalmente le dispute legali, tornano assieme e registrano per la FM (nuovo nome della Heavy Metal Records) il bel “The Biz Suxx (but we don’t care)“, innescato dal divertente singolo “(Na Na Na) Nukklear Rokkett“, il cui video promozionale porta la firma di Bruce Dickinson alla regia.

Questo secondo full length riassume il cambiamento di rotta nel sound della band, molto più commerciale e pop che in passato ed influenzato forse dal crescente successo di vendita di numerose glam band che nel frattempo stavano spopolando oltreoceano.
È chiaro a tutti che questi non sono più i Wrathchild di qualche anno prima; sembrano più una band progettata per sfornare singoli da classifica.
The Biz Sixx” è un bel lavoro, ma gli accenti metallici si sono stemperati e la carica degli esordi sembra essersi spenta in favore di una più rassicurante proposta musicale tale da garantire sonni tranquilli e, magari, qualche sterlina in tasca.

Wrathchild Delirium

Il successivo “Delirium” (1989 sempre per la FM), privo di bassi, ma anche di alti, dimostra purtroppo il vuoto creativo in cui sono piombati i Wrathchild e segnerà, di lì a poco, lo scioglimento della band.

Ma la storia, fortunatamente, non finisce qui: dopo 15 anni di purgatorio, nel 2005 gli irriducibili Eddie Star e Marc Angel, decisi a non disperdere il patrimonio di esperienze accumulato negli anni ‘80, arruolano nella formazione il vecchio amico Phil Wrathchild, chitarrista originario della band e chiamano Gaz Harris al microfono.
Non potendo utilizzare il vecchio monicker della band per problemi di copyright, i 4 decidono di andare in giro col nome di Psycowrath.
Per fortuna, nel 2009, le dispute legali sul copyright si risolvono in favore della band, che riacquista il diritto a poter utilizzare il nome originario.

Wrathchild stakk-attakk two

Nel settembre del 2011, sulla scia del successo del revival glam metal, esce nientemeno che l’altisonante (ed attesissimo dai nostalgici) “Stakk Attakk 2” (titolo liberatorio?).
La mancanza di Rocky Shades e più di un quarto di secolo di distanza temporale dal primo lavoro vietano un confronto diretto tra i 2 album che, come unico punto in comune hanno il titolo ed il nome della band che lo firma.
Ciononostante, “Stakk Attakk 2” è assoutamente da considerare un buon disco di party rock, simile a “The biz Suxx“, con alcuni brani (“Trikk or Treat“) che ricordano addirittura i migliori Cockney Rejects, storica band di Punk/Oi dell’East End londinese interamente votata al divertimento ed il cui marchio di fabbrica erano i famosi cori da stadio che ne animavano i pezzi.

Wildside Riot no second take
Rocky Shades, nel frattempo, impossibilitato a proseguire la sua carriera con il nome Wrathchild, formerà la band Wildside Riot.
Complimenti a questi 4 signori, che da più di 30 anni continuano, nonostante avversità di ogni genere, a tenere alto il nome del rock underground fregandosene dei riscontri commerciali e suonando soltanto per il divertimento loro e di quella manciata di fedeli fans che ancora se li ricorda e li segue con attenzione.

Wrathchild 2011

Franco Brovelli

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Wratchchild - Stakk Attakk

Wrathchild “Stakk Attakk”

La produzione, dalle sfumature industriali, è tutto sommato abbastanza curata, ma non riesce a contenere la carica esplosiva ed innovativa che caratterizza il sound dei 4 boyz.

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