Gianni Della Cioppa

Intervista Gianni Della Cioppa
Abbiamo contattato Gianni Della Cioppa, una delle firme musicali più autorevoli in Italia, e ci siamo fatti raccontare come è nata la sua passione per il Rock, della sua ultima pubblicazione per la Tsunami Edizioni e... di cosa pensa della trap.

Ciao Gianni, partiamo subito parlando di “I 100 migliori dischi hard rock. 1980-2015, Gli anni di bronzo”, come stanno andando le vendite e quanto è stato difficile scegliere solo 100 dischi?
Per le vendite non saprei, credo abbastanza bene, sapendo che oramai anche i libri musicali seguono il trend della musica fisica in cd e vinile, ovvero che non si vende quasi più niente. Ma non si scrive per il denaro, ma per la soddisfazione personale, sperando di far felice qualcuno. Scegliere 100 dischi è stata una bella impresa, il lotto era di circa 300, ma la cosa bella è che ho avuto la “scusa” per riascoltare tanti dischi che da tempo giacevano negli scaffali.

Capisco benissimo! Ho notato con piacere che hai inserito diverse band di nicchia come i Sister Whiskey, ma hai anche dato spazio ai gruppi stoner… scelta editoriale oppure hai voluto ampliare un po’ il raggio d’ascolto?
No, nessuna imposizione editoriale, alla Tsunami sono persone serie e non interferiscono nel lavoro dell’autore. Inserire gruppi di nicchia o da culto se vogliamo usare una definizione che piace, è la base da cui sono partito. Spesso sono questi i gruppi che rendono felice il vero appassionato. Scrivere di Deep Purple e Kiss è facile, ma se vuoi convincere qualcuno e guadagnarti la sua fiducia, devi uscire dalle tappe fondamentali e dimostrargli che conosci la materia anche nei suoi meandri meno noti. Inoltre ho citato dischi oggettivamente bellissimi ed importanti, anche se poco conosciuti. Per lo stoner ho inserito dischi che avevano già spostato l’asse verso l’hard rock, seppur ancora sporcato di stoner, sono album che hanno contribuito al ritorno dell’hard rock. Me lo hanno confessato diversi gruppi nuovi di hard rock che hanno iniziato ad amare il genere, magari con gli Spiritual Beggars e i Firebird e solo successivamente si sono avvicinati ai grandi gruppi. È un processo reso possibile da internet ed in particolare youtube. Una volta era impossibile non partire dalle colonne portanti del rock.

100 dischi hard rock

Libri come il tuo, sono fatti esclusivamente per far parlare e non oso immaginare quanti “Perchè non ci hai messo quello o quell’altro…”, “Quel disco non fa schifo…” ecc. Quale è stata la critica più creativa che hai ricevuto e il complimento più inaspettato?
Personalmente non mi preoccupo di questo tipo di commenti, il libro stesso li chiama in qualche modo. Ma ti confesso che questa volta ho ricevuto poche critiche, in molti hanno riconosciuto una selezione seria. Più che altro alcune volte devi spiegare perché manca un disco, ma tratta di una semplice scambio di opinioni, non voglio convincere nessuno. La domanda più frequente: “Ma manca ‘Appetite For Desctruction” dei Guns N’Roses, perchè?”. Semplice è street metal, più punk che hard, non ha quel senso di appartenenza al blues che volevo mettere in risalto. Ho invece inserito ‘Ain’t Life Grand’, il secondo disco solista di Slash’s Snakepit del 2000, un album di totale hard rock classico e mi arrogo di pensare che lo stesso Slash sarebbe d’accordo.

https://www.youtube.com/watch?v=shRcQNrwUt0&list=PLnED5hDA2SObdkz9kV15PdgkLqhSRSLiV

Tra i tuoi libri ho apprezzato molto “Italian Metal Legion: 1980-1991”. Cosa ne pensi dell’attuale scena dell’hard rock in Italia, parlo di riviste, etichette, locali e band.
Ti ringrazio del complimento. Oggi ci sono ottime uscite e la qualità media è alta, ma non c’è più una scena, sia hard che metal che prog. Da tempo si è perso il senso di appartenenza, il pubblico giovane latita e quello storico si sta diradando per stanchezza emotiva e fisica per l’età che passa. Ma questo succede in tutto il mondo (anche se alcuni segnali di speranza ci sono, ne parliamo più avanti), va detto che il metal, l’hard, ma direi il rock si sta trasformando in qualcosa di classico, con un pubblico che invecchia con i propri idoli. I gruppi nuovi buoni ci sono, ma se non hanno introiti a sufficienza per sopravvivere, resteranno degli ottimi dilettanti e poco più. Ma, ripeto è una considerazione generale, non solo italiana.
Hanno voluto far credere che il digitale è l’unico futuro, ma è una grande bugia, in questo modo non ci guadagna nessuno. E naturalmente non parlo solo di musica, ma di arte in generale. Andrebbe riconsiderato tutto, ma oggi si vuole tutto e in fretta e quindi perché si dovrebbe investire su un prodotto che si brucia in tre mesi? È incredibile la moltitudine di progetti che deve fare un musicista per avere un minimo di entrate, è molto peggio che lavorare in fabbrica: tre band, insegnare in una scuola, produttore qualche band, fare ospitate e duetti in continuazione. Se non ti adegui a questi ritmi, non hai soldi e quindi resti un dilettante. Ci credo che oggi nessun musicista pensi a droga e sesso, e tutti sono sposati e bravi papà/mamme, non hanno letteralmente il tempo per fare altro.

Italian Metal Legion: 1980-1991

Slam! è un sito che parla esclusivamente di hard rock, perché non ci suggerisci i 10 album italiani che sicuramente dobbiamo avere nella nostra collezione?
E’ una domanda che richiede un lavoro di ricerca troppo ampio, per quanto io mi possa impegnare, rischierei comunque di dimenticare qualcuno di fondamentale, quindi preferisco evitare. Magari ci scrivo un libro in futuro (ah ah). Invito però tutti a seguire la mia pagina facebook, scolpiranno ogni giorno band interessanti, anche di hard rock, italiano e non solo.

Non nascondo che ho ripreso ad acquistare riviste quando sono uscite Classix! e Classix Metal, ma ci racconti in poche righe come hai iniziato a scrivere e come hai iniziato a collaborare con riviste come Metal Shock, Flash, Psycho!?
Io ho sempre scritto, ho un quaderno gigantesco di recensioni che scrivevo da ragazzo, quindi è stato naturale poi propormi per le riviste vere, quando arrivarono nelle edicole. La fortuna ha voluto farmi conoscere Beppe Riva, il maestro del giornalismo metal in Italia (nel 1983/1985 Beppe frequentava concerti di band italiane che organizzavo con amici a Verona e ci siamo conosciuti in quelle occasioni). Anni dopo ci siamo rivisti in un concerto a Milano e mi propose di entrare nello staff di Metal Shock. Il primo articolo uscì 30 anni fa, nel febbraio del 1989. E da lì è partito tutto, da Flash e TuttiFrutti che erano della stessa casa editrice e poi Psycho!, con Francesco “Fuzz Fuzz” Pascoletti, con cui abbiamo dato vita con altri a Classix! e Classix Metal. In mezzo ci sono collaborazioni anche con Il Mucchio Selvaggio e Mucchi Extra ed altre riviste, una decina di libri, oltre che contributi a varie enciclopedie. Niente male direi.

Redazione Classix al Frontiers Festival
Redazione Classix al Frontiers Festival

Chi sono gli scrittori o i giornalisti che ti hanno ispirato?
In Italia chi ha la mia età, 50 anni e dintorni, e scrive di hard/metal non può non essere passato attraverso la fascinazione per Beppe Riva, è stato il primo ad esibire letteratura scrivendo di hard rock ed heavy metal. Molti di noi gli debbano tanto. Da Federico Guglielmi, la più grande penna esperta di punk (ed oltre) italiana, invece ho imparato la disciplina e la precisione.
Francesco “Fuzz Fuzz” Pascoletti è un motivatore incredibile, ti sprona sempre a fare meglio, se sono ancora qui, lo debbo anche a lui.
Tra i grandi stranieri, ammiro molto Simon Reynolds ed Alex Ross, mentre il maestro Lester Bangs mi piace leggerlo, ma il suo stile sfrontato e battagliero, non mi appartiene.

Qual é stato invece il disco, la band o la persona che ti hanno portato a seguire questa strada?
Non posso negare che i Deep Purple sono stati il mio primo vero grande amore, poi naturalmente negli anni hai innamoramenti continui, che vanno e tornano: Led Zeppelin, Uriah Heep, Iron Maiden, Judas Priest, per poi (ri)scorpire Beatles, Beach Boys e Gary Moore, per farti un esempio. La bellezza di amare la musica è che non è mai finita, tra novità e cose del passato c’è un mondo senza limiti. Posso dirti che sono musicalmente onnivoro, ascolto di tutto: jazz, classica, opera, colonne sonore, cori di montagna e musica orientale. Il rock occupa il 60% dei mie ascolti. Per me la band perfetta sono gli Abba, per dire. Ti faccio un esempio: recentemente ho visto il film “Green Book”, si parla del jazzista Don Shirley, ho voluto approfondire e così adesso sto ascoltando la sua musica.

Gianni Della Cioppa con Glenn Hughes
Gianni Della Cioppa con Glenn Hughes

…il concerto più assurdo che hai assistito?
Non so se è assurdo, ma forse si. Nei primi anni ‘90 vidi i Dr. Brown, un gruppo hard psichedelico inglese (in quegli anni la scena del genere era fiorente). Non c’era internet né altro, partimmo con un amico grazie ad una mezza voce e ci avventurammo sui monti del Trentino, alla ricerca di questo paesino, Drò. Era autunno, pioveva, c’era buio, un viaggio assurdo. Arrivati in paese non trovavamo l’Auditorium. Poi scoprimmo che era stato spostato nelle scuole elementari perché non c’era pubblico. Trovammo le scuole, ma c’era solo silenzio e buio. Entrammo e vedemmo della gente per terra che si faceva delle canne clamorose. Erano i tipi della band e dell’organizzazione che speravano arrivasse qualcuno. Ci offrirono fumo e vino, li rifiutai entrambi. Il concerto iniziò tardissimo davanti a dieci persone, forse meno. Fu meraviglioso, ma anche allucinante, perché era l’aula di ingresso di questa scuola, con il soffitto basso ed io mentre mi agitavo al ritmo di sciabolate di chitarre, vedevo i banchetti e i le sedie dei bambini, allucinante. Alla fine acquistai i dischi del gruppo (“Ora abbiamo i soldi della benzina”, mi dissero), rimanemmo in contatto via lettera per un po’. Li rividi anni dopo in una situazione migliore. Quando ci incontrammo mi trattarono come un fratello e abbiamo brindato ricordando quel concerto folle, ma musicalmente meraviglioso, anche se disturbato da cali di tensione e ronzio continuo!! La musica ha questo potere, può anche unirti per sempre, pur non vedendoti più.

Si, direi che è abbastanza assurdo. Tra i tuoi progetti c’é Andromeda Relix, ce ne vuoi parlare?
Nella mia vita ho sempre e solo seguito il cuore. L’Andromeda Relix è una piccola casa discografica messa in piedi 20 anni fa esatti, con il fratello di vita Massimo Bettinazzi. Ci interessa dare voce a band hard rock, heavy metal, progressive e dintorni. Ma in fondo non ci poniamo limiti, ristampe comprese. Abbiamo un centinaio di titoli. Ovviamente anche qui è solo passione, non guadagniamo niente, anzi siamo in perdita di tanti soldi. Ogni tanto pensiamo di chiudere, poi arriva una band che ci emoziona e rimandiamo. Prima o poi succederà, ma intanto ce la godiamo. Per altre info www.andromedarelix.com

Andromeda Relix

Immagino che riceverai montagne di dischi da recensire, ma cosa fai se ti arriva un album orribile di un amico/conoscente? Vai giù piatto e gli dici di cambiare mestiere o cerchi di essere il più diplomatico possibile e lo aiuti a cambiare strada per dedicarsi al decoupage?
Non mi faccio problemi, piuttosto dico al diretto interessato che deve crescere e questo disco è meglio non farlo girare e magari evito di scriverne. Poi sai, oggi di schifezze vere e proprie non ne escono tante, lo studio fa miracoli e non lo scopriamo certo adesso. Secondo me è dal vivo che capisci veramente cosa può dare e fare una band. Ecco, se invece vedo una band che dal vivo è impreparata questo non lo tollero, perché sul palco non puoi prendere in giro le persone che escono di casa e fanno strada per venire ad ascoltarti. Quindi in questo caso sono severo con i diretti interessati.

Mi è capitato spesso di ricevere press kit da parte di gruppi davvero creativi. C’è qualche gruppo/etichetta che da questo punto di vista è riuscita a sbalordirti e perché?
Se escludiamo le major, e i trend che si sono succeduti nei decenni, Sub Pop, 4AD e Creation siano marchi di fabbrica che hanno dato tanto alla musica, intesa come innovazione, pur rimanendo nella bellezza dell’ascolto.
Da qualche anno credo che la K Scope stia facendo un lavoro meraviglioso, con una qualità media altissima, in tema di underground la tedesca High Roller è da ammirare. Rimanendo su chi fa numeri importanti Nuclear Blast, SPV, Century Media e Inside Out sono assolute garanzie. In Italia credo che la Black Widow sia di un altro livello, ma anche Go Down Records, Jolly Roger e la Rockshots, stanno lavorando bene. In tutto il mondo ci sono piccole realtà che meritano attenzione e rispetto. Quasi nessuno lo fa per soldi, anche perché non ne girano, ma solo per amore della musica.

C’è qualche cimelio a cui sei più legato e che neanche sotto tortura metterai in vendita su Ebay?
Nel tempo ho imparato a staccarmi dalle cose materiali e preferisco le emozioni. Diciamo che sono geloso dei miei dischi, libri e dvd musicali, ma anche della mia collezione di film in dvd, ma perché rappresentano il mio percorso, non per il pezzo fisico. Ovviamente ho tanti cimeli, veramente tanti, ma credo che nessuno sia più importante della musica stessa.

È da qualche anno che c’è un revival del classic rock, The Answer, Black Stone Cherry, Blackberry Smoke, The Tip, The Struts, ecc… hanno ridato vita a un genere che sembrava sonnecchiare. Cosa è cambiato rispetto agli anni ‘80 e ‘90 e come vedi le nuove generazioni di ascoltatori? Riusciranno i giovani rocker ad averla vinta sulla trap?
Che l’hard rock stia cercando di riprendersi il mal tolto degli ultimi anni è un dato di fatto. Se ci riuscirà o meno, dipende da chi muove le pedine in alto. Una rivoluzione dal basso non è possibile, siamo controllati in tutto. Se decideranno o coglieranno i segnali che il rock può diventare una fonte di forte guadagno, tornerà alla massa, altrimenti no. È triste, ma non se ne esce. Internet ci ha trasformati non in un pubblico, ma in consumatori. Dobbiamo lottare con tutte le forze per restare liberi ed insegnarli ai nostri figli/nipoti.

Io sono molto fiducioso, anche perché sto notando che molti ragazzi si stanno avvicinando alla musica del diavolo anche grazie ai film come “The Dirt” e “Bohemian Rhapsody”. A proposito, cosa pensi di questi film e su quale band speri che prima o poi facciamo un biopic?
Ecco, può darsi che questi film (sta uscendo anche quello su Elton John, ma altri sono in preparazione), siano segnali per testare se il rock è pronto per riprendersi la scena. È un dato di fatto che queste pellicole siano piacevoli. Tuttavia sono film e come tali vanno gustati, non con la follia maniacale dell’esperto rock; se riportano il rock al centro del villaggio è un bene. Io ovviamente me lo auguro, anche perché la trap e il finto soul/funky che ci stanno dominando li trovo insopportabili, una vera merda. Addirittura irrispettosi per l’ascoltatore. Indice oltretutto di superficialità e pochezza culturale. Non si può entrare in un negozio o locale a qualsiasi ora e sentire questi coglioni che gorgheggiano con accenti dialettali biascicando parolaccie con la supponenza di chi si crede una rockstar. Ma la cosa veramente triste è che i mezzi di informazione, tv e giornali, si debbano piegare a questa gentaglia per avere qualche spot o pagina pubblicitaria.

Siamo quasi alla fine. Cosa fa Gianni Della Cioppa quando non lavora per la musica? Hobby extramusicali?
La musica non è il mio lavoro, in Italia solo con la musica non ci campa nessuno o pochi fortunati. Sono un chimico che da quasi vent’anni, non senza difficoltà, fa tutt’altro per portare a casa la pagnotta con dignità. La musica la vivo con totale professionalità, ma non è il mio lavoro. Adoro il cinema, è l’arte che mi regala più emozioni, anche più della musica. Mi piace leggere, libri e fumetti, anche se il tempo non mi permette di dedicargli il tempo che vorrei. Visitare la nostra Italia è un piacevole dovere, perché ricca di bellezza ovunque. Camminare in montagna è magnifico, mi perdo nel panorama. Vivo per arte e cultura e sono totalmente contro razzismo e violenza. Il mio motto è proprio come un vecchio hippy: “Peace & Love”. Prima di morire spero di rivedere l’Inter che vince qualche trofeo, anche se forse questa è la cosa più complicata di tutte (ah ah!).

Ahaha, siamo sulla stessa barca! Grazie della disponibilità. Per chiudere ti chiedo cosa dobbiamo aspettarci in libreria nei prossimi mesi e quali sono i progetti a cui stai lavorando?
Ho in mente tre progetti, intanto sto lavorando ad uno, che per ora è top secret. Posso dirti che è molto impegnativo e che credo farà la gioia di molti. Per ora non posso dire di più.
Volevo ringraziarti per questa chiacchierata e dire che con slamrocks fate un grande lavoro, è con realtà come la vostra che si può provare a contrastare la superficialità della musica che ci viene propinata. Abbiamo tutti una missione: salvare il mondo con il rock’n’roll.

Grazie! Rock N’ Roll!

Moreno Lissoni

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