Da un punto di vista stilistico, l’album è la risposta East Coast a “Shout at The devil” dei Motley Crue.
Si tratta infatti di una prova dalle sfumature marcatamente metal, come imponevano gli standard dell’epoca.
Iniziano tuttavia ad intravedersi segnali di apertura verso un certo tipo di glitter rock di matrice inglese, sottolineati da cori orecchiabili e melodie accattivanti.
L’opening track è “Party Hardy“, cavallo di battaglia della band: il brano è un perfetto esempio di anthem glam metal, melodico, molto ben suonato e spinto da una base ritmica potente e precisa.
La voce di Rivera ricorda quella di Vince Neil dei Motley Crue, ma la pulizia della sua timbrica e l’estensione vocale sono superiori a quelle mostrate dal collega californiano.
“Midnight Madness“, ribadisce, se ce ne fosse ancora bisogno, la sudditanza psicologica di questa band (e non solo) nei confronti dei Motley Crue: il riff di chitarra che avvia il brano è l’immagine riflessa allo specchio di quello che apre il brano “Live Wire” in “Too Fast For Love“.
“When the moon is full” si candida come miglior brano dell’album, si adagia su elementi più riflessivi e crepuscolari richiamando alla mente i Dokken degli esordi.
“Hell Raiser” accelera il passo e si basa sulla serrata ritmica dettata dal batterista Kevin Stover.
“Somewhere, Someway” parte con un giro di chitarra acustica per poi ingranare la quinta e distinguersi con un midtempo dal forte appeal commerciale.
La muscolare “Crank it up” (bonus track solo su cassetta) strizza l’occhio ai primi W.A.S.P. ed al loro impeto goth metal.
L’album, dalla qualità indiscutibile, entusiasmò la stampa di settore che definì i Teeze un incrocio tra i Kiss e gli Aerosmith.
(SMC RECORDS) – 1984
Franco Brovelli