Il nome Kjell Hilding Lövbom forse non vi dirà nulla ma, soprattutto per quelli di voi con già qualche ruga sotto il make up, il suo nome d’arte, Kee Marcello, vi accenderà un sorriso sulle labbra all’istante. Anzi, probabilmente la sua faccia sorridente era presente, appesa in più di qualche cameretta a fine anni ’80 quando entrò a far parte degli Europe nel loro momento di massimo fulgore dopo la pubblicazione del multimilionario “The Final Countdown” nell’ottobre del 1986. Entrò nella band svedese sostituendo John Norum e rimase fino allo scioglimento del 1992 registrando con loro due “classici” come “Out of This World” ed il più americano “Prisoners in Paradise”.
Abbandonate le luci della ribalta Kee ha suonato e prodotto svariati album con vari artisti e cominciando anche una carriera solista con i suoni country west coast di “Shine On” del 1995. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quell’esordio e Kee è tornato prontamente al vecchio amore per l’hard melodico anni’80 con marcate radici salde nei seventees.
Potevamo noi di Slam! non farci una bella chiacchierata ora che è fresco di stampa il suo nuovo album “Scaling Up” uscito per la Frontiers Records?
Ciao Kee! E’ un vero onore intervistarti per il sottoscritto, innanzitutto come stai?
Ciao! …direi decisamente impegnato! …ma comunque alla grande, grazie!
Ho appena finito in Svezia un tour sold out nelle arene con il mio progetto “Rock Of 80’s“, (la versione scandinava del musical di successo Rock Of Ages) con nove date e più di 50mila biglietti venduti! Invece, la Kee Marcello Band ha appena fatto due presentazioni sia a Goteborg sia a Stoccolma per la pubblicazione di “Scaling Up”.
Ecco! Parliamo proprio della tua ultima creatura. Ascoltavo giusto in questi giorni “Scaling Up” …e devo farti i complimenti perché è un disco con le palle!!! Sei soddisfatto delle prime positive recensioni che ti ha riservato la stampa specializzata? Come è stato lavorare per crearlo?
Naturalmente mi fa molto piacere che sia stato accolto bene …in gran parte le recensioni sono state positive e sembra che la gente abbia capito cosa abbiamo cercato di comunicare. Penso che si possa percepire ascoltandolo che l’intero processo è stato molto carico di feeling e senza stress, anzi, ti dirò di più… probabilmente è stato l’album più rilassato e divertente che io abbia mai fatto!
Quale la canzone dell’album, se proprio dovessi scegliere, a cui sei più legato?
Questa è dura! …se proprio dovessi scegliere direi “Finger On The Trigger“. Sono molto legato al testo che tratta di un argomento molto difficile e penso di aver trovato al primo colpo il giusto mood per interpretarla al meglio, sia dal punto di vista vocale sia con la chitarra.
Il disco suona alla grande con un ottima produzione “vecchia scuola” e la tua chitarra – come sempre – suona in modo spettacolare. Com’è stato registrarlo?
Grazie! Beh, l’idea di base era proprio quella di registrare un disco in uno studio “vecchia scuola” con una grande stanza solo per la batteria come ai bei vecchi tempi! Mettere insieme la Kee Marcello Band (Ken Sandin, Darby Todd e me) in uno studio, trovare il giusto suono della batteria e della chitarra e assemblare i brani insieme come una vera band: è stata una sensazione straordinaria!
Ovviamente tutta la squadra è giusto che venga nominata per questo ottimo lavoro ovvero Jake Herrmann, il proprietario dello studio non che ingegnere del suono della batteria, Chris Borg, che si è occupato invece delle registrazioni delle chitarre, Tobias Lindell al missaggio e Dragan Tanaskovic, il tecnico al mastering.
Le canzoni sono molto contagiose sin dal primo ascolto e ci sono alcune linee melodiche veramente vincenti. Da dove prendi ispirazione per scrivere i tuoi brani?
In questo disco ho scritto io tutto il materiale eccetto “Wild Child” e “Don’t Know How To Love no More” che scrissi insieme a Joey Tempest per le sessions “Le Baron Boys” (i demo del periodo 89/90 in preparazione a “Prisoners in Paradise”). La scrittura è stata molto intuitiva e non ho “provato” a scrivere le canzoni ma ho lasciato solamente che si rivelassero e venissero a me! He he… certo, cosi suona come una stronzata un po’ “new age” ma questo è proprio quello che è successo! Il tipo di scrittura su “Scaling Up” rappresenta proprio il mio modo di scrivere d’istinto.
Io non prendo ispirazione da niente in particolare… le canzoni vengono come vengono e alle volte nel momento meno opportuno! Sono abituato a registrare un sacco di idee e abbozzi sul mio iPhone per poi lavorarci più tranquillamente in studio. I testi invece alle volte sono autobiografici mentre altre volte parlano semplicemente di cose intorno a me che colpiscono la mia immaginazione… è dura da spiegare ma quando ho l’idea per una canzone (la musica viene sempre per prima!) il testo viene subito dopo in modo molto veloce. Non mi resta che ascoltare quello che la musica mi dice di scrivere!
Hai già un’idea di quali canzoni del nuovo disco entreranno nelle prossime set list dei tuoi concerti?
Non ho ancora deciso al 100%, ma nel tour inglese dello scorso settembre, un mese prima dell’uscita dell’album, abbiamo suonato “Soldier Down”, “Scaling Up” e “Black Hole Star”. Sicuramente queste tre resteranno definitivamente nelle scalette future.
Qual è la più importante lezione in ambito musicale che hai imparato nella tua carriera?
Non avere mai paura di mettere la melodia al primo posto!
Alla lunga, le melodie sono ciò che arriva al cuore, non importa se si tratta di melodie vocali o strumentali. Non fraintendetemi, mi piacciono anche troppo le cose tecniche, ma nonostante ciò per me le melodie saranno sempre la chiave vincente in una buona canzone.
Che opinione hai dell’attuale scena scandinava in ambito hard rock/ A.o.r.? Ti piacciono giovani band come gli H.e.a.t., gli Art Nation oppure gli Eclipse?
Il poco che ho sentito di loro mi è piaciuto molto. Devo fare ammenda… non sono molto bravo a mantenermi aggiornato sulle nuove band svedesi!
Ho suonato un assolo in uno dei primi album degli Eclipse, e Chris Borg (che è stato il tecnico del suono per la registrazione delle mie chitarre su “Scaling Up”) è anche il chitarrista degli Art Nation, che è una band giovane ma molto promettente.
Qual è la band metal o hard rock della nuova generazione che preferisci?
Non sono ormai propriamente “nuovi” ma di sicuro gli Alter Bridge. Myles Kennedy è un cantante molto soul, e mi piacciono moltissimo i suoni della chitarra e le ritmiche di Tremonti… nonostante i suoi assoli.
Hai qualche rito che ormai è diventato routine prima di esibirti dal vivo?
Assolutamente! Mi piace scaldarmi facendo scale sulla mia chitarra. Comincio molto piano per poi gradualmente accelerare sempre di più le mie dita! Ne ho bisogno, essere pronti fa la differenza!
Quale degli album che tu hai registrato nella tua carriera è stato il più divertente da registrare e perchè?
Sono stati tutti divertenti in modo diverso ma sicuramente un paio fanno capolino quando penso a questi momenti divertenti e tra questi sicuramente quello con la Sy Klopps Blues Band (“Walter Ego” del 1993). Eravamo io e Neal Schon (Journey) presi in studio a registrare tutto in un giorno! Con noi c’erano il batterista Prarie Prince (The Tubes) e Dave Dennis (Steve Miller Band) alla chitarra ritmica. Una session straordinaria!
L’altro che mi viene in mente è sicuramente “Red Fun” che vedeva Freddy Von Gerber (il batterista degli Easy Action) ed il sottoscritto riuniti insieme dopo la fine degli Europe nel 1993 a registrare questo album di blues rock. Quando ci penso però forse è stato tanto divertente perché eravamo ubriachi la maggior parte del tempo! Ma come ti ho già detto prima, le session di registrazione per fare “Scaling Up” sono di sicuro quelle più ispirate che io abbia avuto nella mia carriera musicale!
Quale è stata la tua peggiore esperienza nel music business?
Probabilmente quando realizzai per la prima volta che quegli stronzi di A&R della Sony non gliene fregava un emerito cazzo di me e della mia musica, erano solo interessati al denaro! Certo forse sembrerò un po’ ingenuo ma era dura per me scoprire che gente che consideravo colleghi e amici in realtà erano bastardi pronti a pugnalarti alle spalle!
Un’unica e sola domanda sugli Europe! …promesso!!! Tutti ormai sanno che non hai più contatti con la band ma i loro nuovi dischi sono lì, anche su YouTube, per fruirne liberamente: li hai mai ascoltati? Che cosa ne pensi sinceramente della loro nuova direzione musicale?
Si certo… li ho ascoltati tutti i loro nuovi dischi ed alcune cose sono buone… anche se per me la maggior parte non lo è… e te ne spiego il motivo: io penso che gli Europe, dopo la reunion con Norum (…era il 2006?) abbiano deragliato, perdendo il tocco magico per le melodie che li ha fatti diventare nel passato famosi in tutto il mondo.
E’ un peccato, vorrei che questo non fosse successo! Sono felice comunque che la band continui ad andare avanti avendo un buon seguito ma penso che lo stiano facendo nella direzione sbagliata. Sembra che stiano cercando di essere qualcosa che non sono. Gli Europe non sono mai stati un gruppo metal, sono sempre stati una band di hard rock melodico… almeno questo è il mio modo di vederla. Forse i loro nuovi fans la pensano in modo differente…
Che progetti hai per i prossimi mesi? Hai pianificato già un tour di supporto al disco e se si spero vivamente che ci siano in programma date nel nostro paese…
Sapete che adoro l’Italia e non vedo l’ora di tornare per suonarci di nuovo. Tra dicembre e gennaio faremo alcune date in Svezia e Norvegia per poi continuare con un vero e proprio tour europeo. Faremo un festival davvero figo in Italia nel mese di aprile, ma non posso darvi tutti i dettagli ancora ! (…tranquillo Kee, lo hai già fatto!… che festival figo può esserci in aprile per un appartenente alla scuderia Frontiers????). Poi sicuramente altre date in Italia si aggiungeranno la prossima estate.
Questo è tutto! Grazie per averci dedicato il tuo tempo Kee, qualche altra battuta per i lettori di Slam!?
Ciao a tutti voi lettori super rock’n roll di Slam! Mi raccomando… ascoltate il mio nuovo album e speriamo di incontrarci e suonare per voi molto presto!
Rock on dudes and dudettes! …Cheers !!!!
MATTEO TREVISINI