Dagli States ad Osoppo! Questo è lo slogan scritto sul programma del “Concerto per Matteo”, la manifestazione benefica al Parco della Colonia ad Osoppo, ai margini del fiume Tagliamento, nella zona pedemontana tra la campagna friulana e la Carnia.
La due giorni di festa che associa musica, enogastronomia di qualità, intrattenimento e beneficenza, è nata per ricordare il giovane chef Matteo Rodaro, scomparso nel 2013.
Vari stands benefici, lunghe file alle casse e tavolate già piene tra gli alberi di questo bel parco che per un giorno viene invaso da giacche di pelle, bandane e giubbotti jeans.
Le griglie stanno già sfrigolando da un bel pezzo quando sul grande palco in mezzo al verde salgono i veneziani TEODASIA, band symphonic metal che ha l’onere di scaldare il pubblico e provare il nuovo singer Giacomo Voli, star di The Voice 2014.
Dopo di loro salgono on stage i napoletani HANGARVAIN che stanno promuovendo il loro secondo album “Freaks” accompagnando in tutte le cinque date italiane gli L.A. Guns. Valida tecnicamente e piena d’entusiasmo, la band del cantante Sergio Toledo Mosca e del chitarrista Alessandro Liccardo si sbatte per scaldare il pubblico come si deve con il loro southern rock moderno con influenze alternative… lo si sente da canzoni ricche di groove e d’impatto come “Get On, Freaks” e “Keep Falling”. Il singer ha carisma e simpatia da vendere e riesce nel per niente facile compito per una band di supporto di far cantare il pubblico. L’influenza dei Black Stone Cherry è palese e mai troppo nascosta ma il gruppo partenopeo è bravo a sporcarla con sfumature grunge e stoner care a Nickelback e Alter Bridge. Sorrisi finali della band partenopea e applausi convinti del pubblico… missione compiuta egregiamente! …e bravi guaglioni!
E’ il turno di salire sul palco di un ensemble particolare: la cover band di lusso KLARA AND THE BLACK CARS da Portogruaro (formata da musicisti con collaborazioni illustri nel loro curriculum) accompagnata per l’occasione da FEDERICO POGGIPOLLINI, chitarrista di Ligabue ed ex Litfiba. Set list di classici del rock utile a scaldare ancor di più il pubblico ormai pronto per il piatto forte della serata… i vampiri di Hollywood…
Le ombre degli L.A. GUNS di Phil Lewis e Steve Riley, accompagnati dal giovane Michael Grant alla chitarra e Kenny Kweens al basso (ex Shake The Faith e Beautiful Creatures) si materializzano sul palco tra luci blu e ghiaccio secco… come dei veri e propri vampiri… dietro a loro si staglia il teschio della mitica copertina del primo omonimo album – anno di grazia 1988 – creando fibrillazione tra il pubblico.
Tra gli applausi e le urla, il fumo comincia a diradarsi… look rigorosamente nero e tinta per capelli nero-blu come se piovesse petrolio dai cieli di Los Angeles… parte il riff storico di “No Mercy” e si accendono le luci… i vampiri paiono più umani e le loro rughe sono là a dimostrarlo… ma quanto a carica viziosa, mr. Phil Lewis e soci non sono secondi a nessuno. A proposito del singer londinese, classe 1957, è in forma sia dal punto di vista fisico e sia dal punto di vista vocale… là dove non riesce più ad arrivare con le corde vocali ci va con l’esperienza scafata di chi in vita sua ha riempito arene, venduto milioni di dischi ma anche fatto difficoltà a riunire un centinaio di persone in un club scalcinato! (…complimenti comunque per il giubbotto di pelle con la faccia di Lemmy impressa sulla schiena!). La scaletta è una corsa sfrenata tra inni generazionali come “Showdown (Riot on Sunset)”, “Sex Action” e “Never Enough”… non ci sono saluti né parole inutili tra un brano e l’altro… la band e le loro canzoni non ne hanno bisogno!
Arrivano altri classici come “I Wanna Be Your Man” e la sempre meravigliosa e suadente “Over the Edge”… Phil Lewis tiene il palco con esperienza facendo anche il chitarrista ritmico e dando spazio alla sei corde sporca ma efficace di Michael Grant che si diverte a fare il contorsionista con la sua Gibson nera. Steve Riley è una macchina precisa e potente nonostante l’aspetto smunto e “vissuto” forma una sezione ritmica tosta e pulsante insieme al Gibson Thunderbird di Kenny Kweens.
“Wheels of Fire” …le più recenti “Hellraisers Ball” e “Gypsy Soul” prima del poker finale formato dalla storia dello street… “One More Reason” e “Electric Gypsy” fanno cantare le prime file… il motore della band yankee gira a pieno regime! Saluti e baci prima dei doverosi encores…
La band torna on stage e Phil si mette davanti al microfono, si avvicina e sussurra: “… Shee was always something special… a diamond shining bright in the rain…”, il pubblico (…soprattutto quello femminile!) va in delirio con la spettacolare “The Ballad of Jayne”.
Ultimo bicchiere della staffa per questa sera (…e che bicchiere!!!) è la conclusiva “Rip and Tear”… booom! Strike !!!! …ed il pubblico è steso come birilli. Gli L.A. Guns questa sera sono riusciti a diradare, in questo spicchio di Friuli, il profumo di polenta, vino e frico e a sostituirlo con l’odore acre del whisky e della polvere da sparo… alla prossima volta (magari – si spera – con il ritrovato Tracii Guns al posto che gli compete…).
TESTO E FOTO MATTEO TREVISINI
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