Reckless Love “Invader”

Reckless Love "Invader"
I Reckless Love hanno l’indubbia qualità di saper scrivere ottime melodie pop metal.

Porca paletta!!! Il nuovo disco dei Reckless Love!!! …a adesso da dove comincio??? Parlare di un album dei finlandesi Reckless Love è roba ardua… ma tanto! La band di Kuopio è sempre stata pericolosamente “borderline”, un confine sottile, sottilissimo tra essere “cool” ed essere ridicola, tra l’hard rock potente ma melodico, tutto sole e spiagge, degli anni ’80 ed il pop melenso e artificioso di una boy band di serie c di metà anni novanta. Da che parte stare? Cosa dire senza offendere nessuno? Alla fine della fiera bisogna giudicare questo InVader per quello che contiene, ovvero la qualità delle canzoni e come i nostri le hanno arrangiate… e fidatevi, anche questo è fondamentale! (…quante belle canzoni sono inesorabilmente rovinate da arrangiamenti fuori luogo???).

Ma bando alle ciance… i Reckless Love hanno l’indubbia qualità di saper scrivere ottime melodie pop metal e questo lo hanno dimostrato ampiamente nei tre precedenti album a cominciare dal debutto del 2010 per poi passare a quel Animal Attraction dell’anno successivo che tutti si vergognavano di amare apertamente ma, lontano da orecchie indiscrete, più di qualcuno divorava in modo ingordo.
Nelle agorà pubbliche tutti a sbeffeggiarli ma poi, come il saccheggio compulsivo del frigorifero alle tre di notte, giù a darci con canzoni come “Speed Princess”… “Hot”… “Beautiful Bomb” o “Night on Fire” senza averne vergogna alcuna!
Pepe Salohalme e il biondo vocalist Olli Herman, dopo il discreto Spirit di due anni fa, tornano alla carica con questo nuovo InVader che piazza – a macchia di leopardo – sicure hits estive e divertenti melodie balneari: i pregi dei Reckless Love ci sono tutti come pure i loro difetti.

L’inizio è molto promettente… come non si può venir catturati dalla carica melodica di “We Are The Weekend” con il suo drumming potente che compatta un bel mid-tempo intorno ad un chorus stupidino che si fa esplodere fragoroso come un terrorista in un negozio di cristalli. La più cattiva (…se cosi si può dire nel caso dei Reckless Love!) e veloce “Hands” accelera e regala un bel hard rock sculettante e sesso divertente (“…you are my burning desire on two legs, now let me feel fingers running up and down my spine, and if you let me feel it somewhere else I’m gonna smile…”).

Tutta la bravura dei Reckless Love è sintetizzata (…è il caso di dirlo!) con il singolo “Monster” dove la qualità della canzone va a braccetto con l’ironia del testo nel quale Olly canta con voce maliziosa “…Forgery by a surgery, she is more than flesh on bone, synthesized like a Frankenstein, with a lot of silicone, superwoman and a dirty freak, yeah that’s what turns me on…”. I ritornelli sono di maniera ma la band riesce a dargli quel “quid” per spingerli ad un livello superiore… grazie anche alla bella voce del biondo singer.
Il caso lampante è “Child Of The Sun” con un ritmo ballabile carico di sintetizzatori che le danno quel tocco da spiaggia hawaiana e noci di cocco infilzate da una cannuccia. Se non vi danno fastidio le melodie kitsch adatte a competizioni come l’Eurovision allora è il brano che fa per voi!

L’accelerazione di Bullettime porta una song galoppante nel suo incedere… simpatica ma finisce là! Quel labile confine di cui parlavo all’inizio viene superato dall’irritante chorus di “Scandinavian Girls” che come arriva cosi va alla fine di tre minuti e 49 secondi di diabetiche contorsioni tra uo-hoo e ua-haha… brrrrr…
Ditemi se “Pretty Boy Swagger” non potrebbero cantarla i Backstreet Boys, Lady GaGa o Britney Spears??? Eppure… se questo esempio non vi ha fatto correre al bagno ma bensì incuriosito, la canzone non è male con il suo ritmo dubstep e la sua elettronica mescolata all’elettricità tipica dell’hard rock! Incasiniamo ancora un po’? Ecco a voi “Rock It” che ad una ritmica del cantato praticamente hip hop (eh si…proprio cosi!) ci innesta un chorus smaccatamente Def Leppard. Discrete le atmosfere ariose di “Destiny” in classico stile Reckless Love che però sfociano in un ritornello sentito e risentito.

Gioia per le orecchie è la conclusiva “Let’s Get Cracking” che ci regala un hard tonante senza nessun tipo di contaminazione…giusto per far vedere che anche loro, quando schiacciano il pedale dell’acceleratore si fanno valere.
Quello che i Reckless Love dimostrano con questo bell’album è che – sordi alle critiche – hanno costruito negli anni un suono del tutto personale che li fa emergere dal chaos di bands (…soprattutto scandinave) che hanno fatto del mero “copia/incolla” un facile ma omonimo trademark.
Con questo quarto album i Reckless Love si sono spinti ancora di più verso contaminazioni pop ed elettroniche. Il punto è solamente uno…se la band finlandese vi è sempre piaciuta nel suo mescolare sapientemente il pop rock tipicamente europeo dei Roxette con il glam più zuccheroso degli anni ’80 questo InVader vi piacerà… se, invece, non li avete mai sopportati per il loro stare con gli stivali in più staffe nello stesso momento allora questo disco non lo prenderete nemmeno in considerazione (…come questa recensione!). Ma se siete gente curiosa e superate lo shock iniziale, la band vi farà vedere tutta la sapienza del lavoro in studio di registrazione ed in fase di arrangiamento mescolando Synth-Pop a ritmi funky, melodie primi Van Halen a pop europeo che strizza l’occhio alla dance… alcuni pezzi ci sono sta a voi decidere da che parte stare…

SPINEFARM RECORDS 2016
www.recklesslove.com

MATTEO TREVISINI

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