Con una delle più orripilanti copertine della storia recente si ripresentano al grande pubblico gli inglesi The Treatment con questo Generation Me. Freschi di contratto nuovo di pacca, anche loro per la sempre più tentacolare Frontiers, la band di Cambridge apre un nuovo importante capitolo della loro storia iniziata nel 2008.
I primi due dischi della giovane band albionica erano due discreti esempi di hard rock senza fronzoli che mescolavano all’hard rock nudo e crudo sonorità care ai fans di Ac/Dc e Skid Row. Infatti, il debutto This Might Hurt del 2011 ed il successivo Running With The Dogs di due anni dopo gli hanno fatto guadagnare discrete recensioni sugli organi di stampa di mezzo mondo ma soprattutto la credibilità di band live, fondamentale per una band che suona rock’n roll. Hanno infatti suonato come special guest in numerosi tour di prestigio come Alice Cooper e Steel Panther nel vecchio continente e Kiss e Mötley Crüe nel loro tour negli States.
Alla fine di questa girandola la band ha subito due defezioni importanti come quella del singer e del chitarrista che avrebbero potuto schiantare qualsiasi band… loro no! Hanno stretto i denti ma soprattutto hanno avuto la bravura e la botta di culo (…fondamentale in questi casi!) di trovare il nuovo chitarrista Tao Grey ma soprattutto il bravo cantante Mitchell Emms che ne hanno cementato ancora di più le fondamenta e portando soprattutto aria fresca in seno al “Trattamento”.
I riff semplici e muscolari tipici della band (…e di migliaia di altri gruppi!) sono ben presenti anche in questa loro terza fatica… hard rock senza contaminazioni, sporco melodico e fottutamente inglese nella sua quintessenza.
L’album inizia in maniera ottima con brani come “Let It Begin e The Devil” dove si evidenziano subito le qualità vocali del novello cantante che dimostra di avere personalità e grinta per stare in prima linea. Il fantasma degli Ac/Dc aleggia in ogni singola nota di questo platter… ma non è furto con scasso: è amore e devozione verso la band australiana. Tirata e cattiva è “Tell Us The Truth” e con un signor ritornello da far saltare sulla sedia perfino un sordo!
La title track “Generation Me” è una martellata in piena faccia di tipico arena metal americano che ricorda le migliori cose fatte da Sebastian Bach e soci. Rock stradaiolo e rozzo come la storia insegna.
Melodia meno tirata e più ariosa per “Backseat Heartbeat“: buona ma forse il “Trattamento” dà il meglio di se quando si getta a piena velocità senza freno a mano.
Fulgido esempio è “Cry Tough” dove i nostri inglesi sono come una locomotiva sbuffante riff crudi e ritmi al cardiopalma che rimembrano i migliori Tesla dei tempi d’oro.
Meno vistosa “We Are Beautiful” e l’omonima “I Know She Knows“… “Bloodsucker” ci fa tremare… che la goduria sia già finita???? Per fortuna la cadenzata “Better Think Again” ci fa tirare un sospiro di sollievo facendo da apripista all’hard americano di “Light The Sun” che conclude in modo degno questo “Generation Me“.
Non un album che sposterà le assi portanti dell’hard rock ma che – dopo un paio di ascolti – cercherete e ascolterete volentieri nei mesi avvenire…
Accertato che dal vivo la band è una vera potenza di energia, tecnica e divertimento (uno dei migliori “live act” dell’appena concluso Frontiers Rock Festival) , i Treatment hanno forse trovato la quadratura del cerchio anche su disco, pubblicando probabilmente il loro album più completo e ricco di sfumature diverse di sempre. Lasciate che il party abbia inizio…
Frontiers Records 2016
www.facebook.com/TheTreatmentOfficial
MATTEO TREVISINI
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